L’anno è giunto quasi al suo termine e di conseguenza non si può pensare al prossimo se non si prendono in considerazione i calendari. E solo nominando questa parola, la mente corre a un marchio indistinguibile che ha fatto la storia di questo oggetto, trasformando sicuramente i suoi prodotti in qualcosa di culto: Pirelli. Senza voler entrare nel merito della sua storia (potrete meglio leggere tutte le informazioni nel comunicato a seguire), o dell’indiscussa qualità delle immagini (36 quelle scelte per il tema del 2011 dedicato alla mitologia, Mythology appunto il titolo), dopo aver visionato il video del backstage mi permetto solo di notare come ormai un fotografo di fama mondiale, affermato e avanti negli anni, si “limiti” a prendere in mano la macina che gli passa l’assistente, già pronta all’uso e non debba far altro che inquadrare e scattare. Sarà tutto merito del guanto fashion che utilizza sul lavoro? Considerando che quando fa freddo io indosso quelli di lana senza dita comprati sulle bancarelle alle stazioni della metropolitana, mi spiego molte cose…
Il Calendario Pirelli 2011, giunto alla sua trentottesima edizione, è stato presentato in anteprima mondiale alla stampa, agli ospiti e ai collezionisti di tutto il mondo a Mosca. Sede dell’evento il teatro “Stanislavsky and Nemirovich-Danchenko”, il prestigioso palcoscenico russo che in oltre 90 anni di storia ha rappresentato opere e balletti entrati a far parte del patrimonio artistico del Paese.
Dopo la Cina immortalata da Patrick Demarchelier nell’edizione 2008, il Botswana ritratto da Peter Beard nel 2009 e il Brasile di Terry Richardson per il 2010, “The Cal” 2011 è stato firmato dal genio creativo di Karl Lagerfeld, artista e figura poliedrica e, sempre e soprattutto, esteta acclamato in tutto il mondo.
Nel suo studio parigino, Lagerfeld ha dato vita a “Mythology”, un calendario che riflette una delle sue più radicate passioni, quella per le leggende e i miti della mitologia greco-romana, per il racconto dell’origine dell’uomo e del mondo attraverso le avventure di dei e dee, eroi ed eroine. In un viaggio a ritroso nel tempo attraverso il linguaggio universale della fotografia, “Mythology” ci riporta così alle radici della civiltà classica e riavvicina il Calendario Pirelli al Vecchio Continente, dove quasi 140 anni fa hanno avuto inizio le attività di una società diventata una multinazionale presente in oltre 160 paesi nel mondo.
Nei 36 scatti che costituiscono il Calendario 2011 vengono raffigurati 24 soggetti tra divinità, eroi e miti. L’occhio di Lagerfeld ci propone foto ‘scolpite’ sia dal punto di vista del rigore estetico sia per i continui richiami all’arte della scultura e ai suoi canoni classici. Tutte le fotografie sono in bianco e nero, una scelta che dà carattere alle immagini, sottolinea la bellezza dei corpi attraverso il forte contrasto cromatico e dona tridimensionalità alle figure attraverso l’uso sapiente delle luci.
“Attrici, modelle e modelli incarnano i nuovi eroi e raffigurano la nuova idea del bello”, dichiara Karl Lagerfeld, proponendoci, attraverso il Calendario Pirelli 2011, una rappresentazione ideale e immortale della bellezza. Bellezza, giovinezza, culto del corpo, desiderio senza punizione raffigurano la nuova idea del bello e rappresentano la modernità della mitologia.
Tema
La parola “mito” è oggi prevalentemente usata in senso negativo o dubbio: il mito del benessere, il mito della virilità, il mito dell’efficienza… Dicendo “mito” per lo più si intende “montatura”, immagine costruita ad arte o ingenuamente celebrata. Il mito invece, in origine, indica una verità. Attraverso il mito, gli uomini tramandano le storie accadute nel mondo, modificandole ogni volta, arricchendole nella narrazione, ma riportando eventi realmente avvenuti nel tempo. Le figure del mito sono invenzioni poetiche per rappresentare realtà.Nel Novecento grandi studiosi, soprattutto Mircea Elide, ci rivelano come ogni civiltà è fondata su dei miti, da quella indoeuropea al mondo africano, dalla Mongolia ai Boscimani. Prima di queste acquisizioni fondamentali, fino al XVIII secolo, gli occidentali consideravano esclusivamente la mitologia greca, poi tradotta in forme nuove dai Romani. Legittimo: la civiltà greca aveva lasciato monumenti in tal senso, dal Partenone alle sculture di Fidia, dai poemi di Omero alla tragedia di Eschilo, Sofocle, Euripide. I Romani avevano continuato il percorso con i loro straordinari poeti tramandatori di miti, Virgilio, Ovidio, Properzio, e tutti gli altri fuoriclasse dell’età di Augusto.
Innegabile questo patrimonio, ma dopo un ricorso fertile e creativo (la pittura italiana del quattro, cinque e seicento, la grande poesia), la mitologia greca divenne una specie di repertorio di divinità e immagini imbalsamate e fossili, da accettare e replicare acriticamente o respingere in blocco. Accostare la mitologia, in questo caso quella classica, significa invece comprendere, attraverso le sue memorabili figure e forme, il significato di una civiltà e quanto di universale e atemporale ha saputo trasmetterci. Perché l’essenza del mito è al sopra del tempo e dello spazio, pur espressa ogni volta in forme specifiche di una civiltà. È universale e senza tempo.
Fonte Pirelli.
Post correlati: