Luogo del delitto Venezia, ancora lei. L’accoppiata Biennale-Mostra Internazionale del Cinema sembra aver steso tutti. I fotografi almeno. Il loro diritto a svolgere la professione in modo autonomo, pieno e consapevole. A quanto pare ormai è questo il trend che bisogna aspettarsi, forse è strano continuare a stupirsi di come vanno le cose. Biennale dicevamo, abbiamo già reso note le condizioni imposte per poter esercitare un diritto che dovrebbe essere reso possibile grazie all’appartenenza all’Ordine dei Giornalisti, ma a quanto pare non basta. Dello stesso filone discriminatorio quanto accade in questi giorni in quel dell’Australia. A coronare il tutto, adesso, la tassa richiesta ai fotografi per svolgere il loro mestiere al Lido. Voglio però riportarvi quanto scritto su Fasipress (Federazione Autonoma Stampa Italiana):
“Sappiamo bene che il problema non è sorto oggi, ma merita tornarci sopra. Nel 2009 ottenere l’accredito-stampa costava 50 euro, quest’anno siamo a 60 euro. E il pagamento non ne garantisce il rilascio, che avviene a discrezione dell’organizzazione della Biennale. Il consenso dipende da tante cose, compresa la valutazione (come è possibile leggere di seguito nel documento che riportiamo) degli articoli scritti, o delle foto che attestino l’attività del collega.
Tutto ciò non è accettabile. Non si può imporre una tassa per autorizzare un professionista a svolgere il suo lavoro. Questa, a nostro avviso, è una limitazione della libertà d’informazione. Siano eliminati i “portoghesi”, i colleghi che si imbucano un po’ ovunque. Questo sì, è implicito. Occorre però facilitare l’attività di chi ha l’incarico ufficiale di un media e, nello stesso tempo (altro problema da non trascurare), si prevedano accessi per i freelance.
Pretendere 60 euro da una manifestazione che, come fondazione non profit, è sostenuta dallo Stato, rasenta l’assurdo. Oltretutto la presenza degli operatori dell’informazione da una parte diventa voce di ricavo economico, dall’altra è vantata agli aspiranti sponsor come target importante e quindi strategico per un investimento d’immagine.
Come si comportano gli organizzatori delle altre grandi manifestazioni europee? A Cannes, agli oltre 4 mila giornalisti, ci risulta che spalanchino le porte. Da noi, invece, si preferisce far cassa. Una protesta dei colleghi, a questo punto, sarebbe più che condivisa, anzi auspicata. Tutti devono cioè sapere che gli operatori dell’informazione, per poter fornire ai loro lettori o radio-telespettatori o navigatori internet le notizie riguardanti la Biennale devono pagare, loro o l’editore, sessanta euro. Almeno così la pensiamo noi della Fasipress.”
Vi rimando anche all’articolo del 31 agosto, che ha seguito quello appena citato.
Fonte Fasipress.