Se non sono matti non ce li vogliamo e dato che i giapponesi, magari matti non lo sono ma stravaganti sì, eccone un’altra delle loro: Pileus, l’ombrello internet di Sho Hashimoto e Takashi Matsumoto. L’ombrello deve il suo nome all’antica lingua latina, quando aveva il significato di un antico copricapo, è poi traslato per indicare quella formazione di nuvole che si va a creare proprio sopra i cumuli e definisce anche il cappello del fungo.

Pileus è stato pensato per rendere divertente il dover camminare quando fuori incombe la pioggia e far distrarre così il suo proprietario. Al di sotto della sommità dello stesso, quindi nella parte interna dove non batte la pioggia per intenderci, è posizionato un largo schermo dove vengono proiettate le immagini. Queste possono arrivare o da un account Flickr al quale ci si connette tramite l’antenna wi-fi di cui è sempre munito l’ombrello, o direttamente dalla fotocamera digitale incorporata. Ovviamente non manca un sensore di movimento, tanto che invece delle immagini, sullo schermo può essere proiettato qualcosa direttamente da Google Earth e tramite il GPS, si ha così un navigatore a portata di mano.

Le foto scattate direttamente con Pileus vengono caricate sul proprio account di Flickr in un paio di minuti, sfruttando le API dello stesso e aggiungendo delle tags contestuali pescate attraverso la connessione wireless, mentre per far spostarsi da una all’altra di quelle visualizzate sullo schermo, basta scuotere l’ombrello.

Ora la mia personale impressione è che seppure abbia vinto vari riconoscimenti, fatevi un giro sul sito ufficiale e spizzatevi anche le riviste che hanno parlato del Pileus, sia adatto solo per quelle località dove piove tanto, allora potrebbe avere senso andarsene in giro con un simile strumento. Ma qui sorgono i primi dubbi: se è vero che piove tanto, quanto può resistere un oggetto tecnologico come questo al continuo martellare della pioggia? In caso opposto, tenerlo aperto senza passare per folli lo si potrebbe fare solo dove c’è una forte presenza di sole, per riparasi dallo stesso, ma qui a Roma guardiamo abbastanza male quegli orientali che proteggono la loro pelle delicata dall’esposizione ai forti raggi, figuriamoci se li dovessimo vedere andare in giro con il Pileus. Last but not least: viva la realtà aumentata e il continuo sfruttarla, ma non si sta esagerando? Il beneficio che si può trarre dal consultare in tempo reale una mappa in 3D del posto, magari a noi sconosciuto, dove stiamo camminando, non è di poco valore se consideriamo il fatto che staremo per la maggior parte del tempo con il naso all’insù sotto al nostro ombrello, senza goderci alla fine il panorama, quello che ci circonda e mettendoci così anche a rischio?

Fonte PetaPixel.

gongolo

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